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Informazioni turistiche della Provincia di Campobasso

Profilo dell'area

Da Visitare: Arte, Storia, Cultura nella Provincia di Campobasso

Castel Monforte

Museo civico di Baranello

Bojano, la capitale dei Sanniti - Pentri

Arte contemporanea a Casacalenda

L'anfiteatro di Larino

Gli artigiani di Oratino

Pietracupa, la Betlemme del Molise

Il santuario sannitico di San Giovanni in Galdo

Lo spazio cintato di Sepino

Baranello

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In viaggio verso le Isole Tremiti

Tremiti

 

Da Termoli, per chi ama il mare non può non andare almeno una volta nella vita alle Isole Tremiti. La posizione limite che la contraddistingue ne esalta il suo fascino. Fascino derivante dalle acque blu e profonde dell’Adriatico che le circonda. La bellezza e il carattere incontaminato dei paesaggi, uniti alla limpidezza delle acque hanno consentito a questo arcipelago di conquistare la denominazione di “Perla dell’Adriatico“.
Le Isole Tremiti si contraddistinguono per la diversificazione dei paesaggi contrastanti e variegati, varietà che si riscopre anche sui fondali del paesaggio sottomarino. La trasparenza del mare esalta e amplifica la varietà dei colori. Si alternano fondali e pareti sottomarine che aspettano solo di essere esplorate.


tratto da: gargano.it


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I misteriosi passaggi segreti di Castel Monforte a Campobasso

Castel Monforte

 

Si narra che dall'imponente castel Monforte, il fortilizio normanno che domina il centro storico del capoluogo molisano, parta un lungo passaggio sotterraneo che lo collega con la chiesa di San Giovannello, alla periferia della città. Nessuno l'ha mai trovato, ma molti continuano a essere certi della sua esistenza e seguitano a cercarlo. Per consolarsi della mancata escursione sotterranea si può salire sugli spalti del maniero, da dove si gode di un ampio panorama su gran parte del Molise. Scendendo nelle vie centrali della città si visitano la chiesa di Santa Maria del Monte, che sorge proprio di fronte al castello e presenta una facciata in pietra proveniente dalla vicina Vinchiaturo, la chiesa di San Leonardo con il sigillo di re Bove (che secondo la leggenda costruì cento chiese in una sola notte con l'aiuto del diavolo), la chiesa di origine romanica di San Bartolomeo e San Giorgio, con alcune insolite decorazioni, tra le quali un pellicano e un asino con brighe, e altri edifici religiosi di sicuro interesse. Da non perdere il Museo provinciale sannitico, che raccoglie importanti reperti relativi a questa popolazione italica e ricostruisce una tomba rinvenuta nella necropoli longobarda di Campochiaro. Nel Museo dei misteri sono esposti gh ingegni ideati e realizzati nel Settecento dall'artista campobassano Paolo Saverio Di Zinno e ancora oggi utilizzati nella suggestiva processione che si tiene il giorno del Corpus Domini. Da oltre due secoli e mezzo, in occasione della festività religiosa, angeli, diavoli, santi e madonne sospesi nel vuoto sfilano per il centro di Campobasso. I tredici Misteri, che rappresentano scene


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Gioielli nascosti nel Museo civico di Baranello

Museo civico di Baranello

 

Il gioiello nascosto di Baranello, paese risalente all'anno Mille edificato su un piccolo colle a valle di monte Vairano, è il minuscolo Museo civico. Qui, in due sale, è conservata ed esposta al pubblico una delle più importanti e ricche raccolte regionali di oggettistica che va dal VIII secolo a.C. fino al XVIII secolo. La collezione include porcellane e ceramiche provenienti dalla Cina, dal Giappone e dalle principali fabbriche italiane ed europee, tra cui le celebri ceramiche di Castelli, in Abruzzo. Sono accompagnate da fibule, oggetti di ornamento e cuspidi di lancia di bronzo provenienti da Cuma, vasi figurati del V e del IV secolo a.C. e piccoli bronzi raffiguranti Ercole, Marte e i Lari dell'età imperiale. Ricca anche la collezione di quadri, databili tra il XVIII e il XIX secolo, tra i quali una tela con San Girolamo attribuita a Giuseppe Ribera, il dipinto di Santa Maria degli angeli, forse di Paolo De Matteis, e un insolito Mangiatore di prosciutto di scuola fiamminga del XVII secolo. Lasciato il museo si visitano la monumentale fontana di Cerere, in marmo di Carrara, arricchita da altorilievi in bronzo e da una scultura raffigurante la dea romana dei raccolti, e, nei pressi del fiume Biferno, il vecchio mulino ad acqua Corona, denominato così dal cognome della famiglia proprietaria.


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Bojano, la capitale dei Sanniti - Pentri

Bojano

 

Bojano, antica capitale dei pentri, importante tribù sannitica, divenne in epoca romana sede del municipio di Bovianum; venne poi proclamata capitale del Sannio pentro e, in epoca longobarda, principale sede degli amministratori regi. La città era l'unica nell'area in cui il tratturo per le migrazioni delle greggi di ovini attraversava il nucleo urbano. I più importanti reperti archeologici ritrovati durante gli scavi dell'antica cittadina si trovano oggi d'interno del Museo sannitico di Campobasso, mentre il locale Museo civico ospita, nelle sale del palazzo Colagrossi, vasellame, monili, monete, armi e altri generi di reperti risalenti al V-IV secolo a.C. e rinvenuti in loco, oltre a fossili di forme di vita che un tempo erano presenti nel mare della Tetide africana, di cui faceva parte nella preistoria la zona del Matese. Nel centro storico di Bojano troviamo sette chiese, in parte riedificate nella prima metà dell'ottocento, come l'interessante Santa Maria dei Rivoli. Ogni seconda domenica di maggio nella cittadina molisana si rappresenta il Ver Sacrum («da primavera sacra»), un antichissimo rituale religioso nato tra le popolazioni di lingua osca per allontanare un pericolo o vincere una battaglia. La rievocazione di Bojano si rifà, in particolare, al rito sannitico che prevedeva la consacrazione di gruppi di giovani inviati, al seguito di buoi sacri, a fondare nuove civiltà.


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Arte contemporanea a Casacalenda

Itinerari

 

Dopo aver dato un'occhiata ai dipinti della chiesa di Santa Maria Maggiore e del convento di Sant'Onofrio, vale la pena iniziare a girare per le strade del paese per visitare l'originale Museo all'aperto, che espone quattordici opere di artisti contemporanei, collocate nei diversi angoli di Casacalenda. Un modo originale per fare dialogare l'arte con il paesaggio locale e le antiche case raccolte attorno al centro storico del borgo. Una coraggiosa esperienza di contaminazione culturale che prosegue nel sottotetto del Palazzo comunale dove è ospitata la Galleria civica di arte contemporanea, che raccoglie le donazioni di molti artisti, italiani e stranieri, tra le quali quella di Baldo Diodato che ha appositamente ideato un pavimento artistico per lo spazio espositivo. Da vedere anche il Museo multimediale del bufù, uno strumento musicale popolare che suona solo due note: il bu dell'abbaiare del cane che scaccia l'imprudente viandante che passa davanti casa e il fu voce del trapasso. Un ultimo museo è dedicato al giro del Cigno, la più importante manifestazione sportiva del Molise: un giro ciclistico che attraversa alcuni paesi limitrofi seguendo il corso fluente e tortuoso del torrente Cigno, che dolcemente scorre a valle per riunirsi poi con le acque del fiume Biferno. A Casacalenda, l'anno nuovo viene salutato da piccole orchestre spontanee le quali, dalla tarda sera del 3 l dicembre, invadono con il suono della fisarmonica e del bufù le vie e le case del paese, augurando buon anno a tutti. La mattina di Capodanno i vari gruppi convergono allegramente in piazza Mercato e, a turno, presentano il loro repertorio, che deve comunque comprendere il brano Bufù scritto dal poeta dialettale Giovanni Cerri.


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L'anfiteatro di Larino

Larino

 

Anticamente Larino si chiamava Frentum ed era la capitale dei frentani, popolo italico nemico dei romani, fin quando questi ultimi non la depredarono e la rasero al suolo nel IV secolo a.C., per poi ricostruirla più bella di prima. Nel I secolo a.C., durante il dominio dei Flavi, fu edificato il grandioso anfiteatro da 18.000 posti, in parte scavato nel tufo, che ancora oggi rappresenta il più importante monumento della cittadina. Ha una forma ellittica, con quattro porte, di cui quella a nord, la porta dei Gladiatori, riservata al passaggio del corteo che precedeva i giochi e all'usata dei gladiatori vincenti, mentre quella a sud che serviva per portare fuori i resti degli animali uccisi durante le esibizioni e i corpi dei gladiatori morti. Oltre all'edificio romano gli scavi hanno riportato alla luce anche una necropoli antichissima (VIII-VI secolo a.C.) e altri reperti, tra i quali una domus con un grande atrio pavimentato in ciottoli multicolori e un impluvio su cui giace un mosaico raffigurante scene marine contornato da un motivo di tralci e grappoli. Sul retro del tribunale sono visibili i resti di abitazioni e laboratori costruite ai lati di una strada lastricata. Nel cuore della Larino medievale si visita anche l'imponente Palazzo Ducale, di origine normanna, sede del Museo civico in cui sono conservati tre importanti mosaici colorati di epoca romana. Da vedere anche l'antica cattedrale gotica dedicata a san Pardo, il patrono della città, edificata nel 1319 in seguito alla distruzione della precedente chiesa a opera dei saraceni, e gli scavi archeologia nei pressi di villa Zappone. Intorno al 25 maggio Larino festeggia il patrono san Pardo con una suggestiva sfilata di quasi centocinquanta carri trainati da buoi o altri animali, artisticamente addobbati e ricoperti di fiori, che portano per tre giorni in giro per il centro storico la statua del santo.


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Gli artigiani di Oratino

Oratino

 

Dovevano esser propri bravi fabbri, scalpellini, doratori, vetrai e pittori di Oratino che tra Seicento e Ottocento hanno abbellito portali, balconi e balaustre delle dimore gentilizie, così come gli interni delle chiese della zona. Molti di loro, formatisi nelle botteghe di Napoli, hanno poi lasciato tracce del loro lavoro fino alla Capitanata, al Sannio beneventano e all'Abruzzo. Per vedere cosa erano capaci di fare si può iniziare la visita di Oratino nella chiesa di Santa Maria Assunta, della quale si ha notizia già nel 1251. Più volte rimaneggiata, soprattutto dopo il terremoto del 1456, conserva nella volta della navata centrale un affresco di fine Settecento dell'Assunzione della Vergine e un ostensorio d'argento realizzato nel 1838 nella bottega di oreficeria locale. Splendidi portali in pietra, opere degli scalpellini oratinesi, adornano Palazzo Ducale, nato come castello fortificato nel XIV secolo e poi trasformato in residenza gentilizia, e casa Giuliani. Per vedere,invece, l'abilità degli artigiani del legno bisogna uscire dal borgo e recarsi alla chiesetta di campagna di Santa Maria di Loreto, dove sono conservate due interessanti statue del Settecento: la Madonna del Rosaio e sant'Antonio abate. Sulla sommità di una grande roccia si ammira, infine, la torre della Rocca, fortificazione del XII secolo costruita per controllare la vallata del Biferno. Alla vigilia di Natale più di cinquanta oratinesi portano a spalle, dall'ingresso del paese fino davanti il sagrato della chiesa Santa Maria Assunta, la Faglia, un'enorme fascio di canne lungo circa dodici metri con un diametro di oltre un metro. Giunti davanti all'edificio religioso, la Faglia viene innalzata e quindi incendiata secondo un rito dalle origini pagane.


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Pietracupa, la Betlemme del Molise

Pietracupa

 

I1 minuscolo paese di Pietracupa, arroccato ai piedi di un piccolo monte nel cuore del Medio Sannio e sovrastato da uno sperone di roccia, è conosciuto come la Betlemme del Molise. Merito della suggestiva cripta rupestre: un luogo di preghiera scavato nella roccia che, con le sue pareti di pietra nuda, conserva l'atmosfera antica, tipica delle prime comunità religiose che qui si riunivano. Scavata dai celestini, la caverna rappresentava il luogo ideale per la meditazione e la preghiera. Le panche sono disposte in modo circolare e l'altare tondo, sul quale pende un prezioso crocifisso ligneo del Cinquecento, è stato ricavato da una vecchia macina da mulino. Il passato della cripta è meno gioioso. Utilizzata inizialmente come abitazione, venne poi trasformata in tribunale ai tempi dell'Inquisizione, per poi essere utilizzata come prigione e, infine, come luogo per le esecuzioni capitali. Infatti sull'ingresso principale, oggi trasformato in finestra, è ancora presente una lapide con la figura di Salomone e la scritta in latino: "Qui si amministra la giustizia". Uscendo dalla grotta e salendo in cima alla scalinata si raggiunge la chiesa di Sant'Antonio Abate, della fine del Seicento, in parte ricavata dalla roccia e in parte costruita in pietra bianca. Il momento più suggestivo per visitare il paese è la notte della vigilia di Natale, quando vengono accese fiaccole alte fino a tre metri che, secondo la tradizione, servono a riscaldare Gesù che nasce.


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Il santuario sannitico di San Giovanni in Galdo

San Giovanni in Galdo

 

A una manciata di chilometri dal paese di San Giovanni in Galdo è stato recentemente portato alla luce un piccolo santuario sannitico che, grazie al ritrovamento di alcune monete sepolte, si pensa risalga al 104 a.C. Il recinto sacro di questo tempietto quadrato costruito sul colle Rimontato riproduce, in forma semplificata e ridotta, lo schema del grande tempio di Pietrabbondante, con l'edificio e i due portici laterali all'interno di un'area chiusa, e rappresenta un'importante testimonianza, aperta al pubblico, della civiltà italica in questa zona. L'antico borgo, cresciuto intorno alla chiesa di San Giovanni Battista, di cui sono rimaste alcune parti delle mura perimetrali, offre al visitatore, oltre alla sua tranquillità e all'ambiente naturale nel quale è immerso, una pregevole fonte battesimale, una croce viaria in pietra del 1575 e l'antico palazzo Ruffo. Delle antiche fortificazioni erette per proteggere il borgo è oggi possibile rintracciare pezzi di mura, grotte ipogee e tracce di antiche porte, in particolare la Porta centrale, la porta Occasum e la Porta alba.


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Lo spazio cintato di Sepino

Sepino

 

Adagiata alle pendici dei monti del Matese, a circa 700 metri d'altezza, si incontra Sepino, con la zona archeologica di Altilia dove si ammirano i resti dell'antica città romana di Saepinum, un centro strategico che sorgeva all'incrocio di due importanti strade utilizzate dalle greggi transumanti. Il luogo veniva usato già in epoca sannitica come punto d'incontro e di scambio dei prodotti agricoli con quelli pastorali e il suo nome deriva da saepio, cioè «recingo», in riferimento allo spazio cintato, destinato appunto alla sosta delle greggi. La città romana, che è quella oggi visitabile, fu preceduta da una di epoca sannitica che sorgeva sulla montagna retrostante. Di quell'antico insediamento sono attualmente riconoscibili notevoli testimonianze quali la splendida cinta muraria con tre porte, una delle quali è denominata del Tratturo. Della città romana si ammirano, invece, il foro, la basilica, le terme, il teatro e soprattutto la cinta muraria lungo la quale si aprono quattro porte monumentali, fiancheggiate da due torri circolari. Ai lati dall'arco sono adornate con due figure di prigionieri barbari a ricordo della vittoria sui germani secondo gli schemi dell'architettura trionfale e di propaganda vigente a Roma. Prima di lasciare Sepino vale la pena visitare anche la chiesa di Santa Cristina, con la cappella che custodisce le reliquie del braccio della santa. La notte dell'ultimo dell'anno vari gruppi di suonatori, detti Bande di bufù, girano per il paese suonando serenate augurali. Utilizzano rudimentali strumenti musicali, costruiti artigianalmente: i bufù, grosse botti di legno, ricoperte con pelli di animali essiccate al sole, e zingareglie, fatte da due aste di legno a cui sono inchiodati pezzi di lamiera di forma romboidale o rotonda.


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Pietracupa, la Betlemme del Molise

Pietracupa

 

I1 minuscolo paese di Pietracupa, arroccato ai piedi di un piccolo monte nel cuore del Medio Sannio e sovrastato da uno sperone di roccia, è conosciuto come la Betlemme del Molise. Merito della suggestiva cripta rupestre: un luogo di preghiera scavato nella roccia che, con le sue pareti di pietra nuda, conserva l'atmosfera antica, tipica delle prime comunità religiose che qui si riunivano. Scavata dai celestini, la caverna rappresentava il luogo ideale per la meditazione e la preghiera. Le panche sono disposte in modo circolare e l'altare tondo, sul quale pende un prezioso crocifisso ligneo del Cinquecento, è stato ricavato da una vecchia macina da mulino. Il passato della cripta è meno gioioso. Utilizzata inizialmente come abitazione, venne poi trasformata in tribunale ai tempi dell'Inquisizione, per poi essere utilizzata come prigione e, infine, come luogo per le esecuzioni capitali. Infatti sull'ingresso principale, oggi trasformato in finestra, è ancora presente una lapide con la figura di Salomone e la scritta in latino: "Qui si amministra la giustizia". Uscendo dalla grotta e salendo in cima alla scalinata si raggiunge la chiesa di Sant'Antonio Abate, della fine del Seicento, in parte ricavata dalla roccia e in parte costruita in pietra bianca. Il momento più suggestivo per visitare il paese è la notte della vigilia di Natale, quando vengono accese fiaccole alte fino a tre metri che, secondo la tradizione, servono a riscaldare Gesù che nasce.


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